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Cellulare e tumore: sentenza storica della Corte d’appello

Cellulare e tumore: sentenza storica della Corte d’appello

Da anni se ne sentono di ogni riguardo l’uso dei cellulari. Tra queste, c’è anche un vivo dibattito sulla possibile correlazione tra l’insorgere del tumore e l’abuso del dispositivo.

Recentemente, la Corte d’Appello si è espressa in merito alla causa portata avanti da un ex dipendente Telecom. L’uomo denuncia di essersi ammalato dopo aver passato circa 4 ore al giorno al telefono per lavoro.

Il caso di Roberto Romeo

La sentenza emessa recentemente dalla corte d’appello fa riferimento ad una causa in piedi da due anni.
La causa è stata portata avanti da Roberto Romeo, con il sostegno degli avvocati Stefano Bertone e Renato Ambrosio, nei confronti dell’Inail. Romeo sarebbe stato colpito da un neurinoma del nervo acustico, secondo lui causato dal lavoro che lo costringeva al telefono per parecchie ore al giorno. Come riporta Fanpage, l’uomo ha detto di aver “iniziato ad avere la continua sensazione di orecchie tappate”, mentre, “nel 2010 mi è stato diagnosticato il tumore, ora non sento più nulla dall’orecchio destro“. In una recente intervista rilasciata a Repubblica, l’uomo ha specificato di aver usato il telefonino “per lavoro per almeno 4 ore al giorno per 15 anni“.

Le due sentenze

Come riporta Ansa, la Corte d’appello ha confermato la sentenza di primo grado del 2017 del tribunale di Ivrea e avrebbe riconosciuto all’uomo il nesso causa-effetto tra il tumore e l’abuso del telefono. Come nel primo grado, anche ora a livello giuridico sarebbe stato riconosciuto all’uomo un vitalizio da parte dell’Inail.

Il parere del mondo scientifico

In più occasioni il mondo scientifico ha provato a dimostrare, o confutare, questa possibilità. Ad oggi però non si è ancora arrivati a un punto sulla questione.
Alessandro Vittorio Polichetti, primo ricercatore dell’Istituto Superiore della Sanità, ha dichiarato ad ANSA: “L’ipotesi che l’uso prolungato del cellulare possa causare tumori alla testa (…) non è fondata su una base scientifica”. Continua poi dicendo che “ci sono dei sospetti di cancerogenicità ma non confermati.

Nel 2011, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (AIRC) ha inserito le RF nell’elenco dei “possibili cancerogeni”. Secondo Polichetti questo è un ulteriore segnale che la correlazione non sia stata ritrovata, a differenza degli elenchi dei “certamente cancerogeni” e “probabilmente cancerogeni” la cui nocività è stata studiata e verificata.