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Test di Coombs in gravidanza: quando e perché bisogna farlo

Test di Coombs in gravidanza: quando e perché bisogna farlo

Il test di Coombs è un esame del sangue che serve a rilevare la presenza di anticorpi che possono attaccare i globuli rossi del feto, causando una condizione chiamata malattia emolitica fetale e neonatale (MEFN). Questo test è particolarmente importante per le donne che hanno un gruppo sanguigno con fattore Rh negativo, che possono sviluppare una reazione immunitaria contro il sangue Rh positivo del feto. In questo articolo, vedremo quando e perché fare il test di Coombs in gravidanza, come si esegue e come si interpretano i risultati.

Che cos’è il test di Coombs e a cosa serve

Il test di Coombs, o test dell’antiglobulina, è un test immunologico che permette di individuare la presenza di anticorpi diretti contro i globuli rossi, le cellule del sangue che trasportano l’ossigeno. Questi anticorpi possono essere prodotti dal sistema immunitario in risposta a una trasfusione di sangue incompatibile, a una malattia autoimmune o a una gravidanza.

Nel caso della gravidanza, il test di Coombs serve a verificare la compatibilità tra il gruppo sanguigno della madre e quello del feto, in particolare per quanto riguarda il fattore Rh, un antigene che può essere presente o assente sulla superficie dei globuli rossi. Se la madre è Rh negativa e il feto è Rh positivo, c’è il rischio che la madre produca degli anticorpi anti-Rh, che possono attraversare la placenta e distruggere i globuli rossi del feto, provocando una forma di anemia chiamata malattia emolitica fetale e neonatale (MEFN).

La malattia emolitica fetale e neonatale (MEFN) è una condizione grave, che può causare vari problemi al feto e al neonato, come:

  • Ictericia, una colorazione giallastra della pelle e delle mucose, dovuta all’accumulo di bilirubina, un pigmento derivato dalla degradazione dei globuli rossi;
  • Edema, un gonfiore diffuso dei tessuti, dovuto all’accumulo di liquidi;
  • Anasarca, un edema generalizzato e grave, che interessa anche gli organi interni;
  • Eritroblastosi fetale, una condizione in cui il midollo osseo produce globuli rossi immaturi, chiamati eritroblasti, per compensare la perdita di quelli maturi;
  • Idrope fetale, una forma estrema di anasarca, che può portare alla morte intrauterina del feto;
  • Anemia, una riduzione del numero o della funzionalità dei globuli rossi, che può causare pallore, stanchezza, difficoltà respiratorie e ritardo di crescita;
  • Ipoglicemia, una diminuzione del livello di glucosio nel sangue, che può causare tremori, sudorazione, irritabilità e convulsioni;
  • Policitemia, un aumento del numero dei globuli rossi, che può causare iperviscosità del sangue, trombosi e ipertensione;
  • Ipocalcemia, una diminuzione del livello di calcio nel sangue, che può causare crampi, spasmi e tetania.

Il test di Coombs può essere di due tipi: indiretto o diretto. Il test di Coombs indiretto si esegue sul sangue della madre, per rilevare la presenza di anticorpi anti-Rh nel suo siero. Il test di Coombs diretto si esegue sul sangue del feto o del neonato, per rilevare la presenza di anticorpi anti-Rh legati ai suoi globuli rossi.

test di Coombs, coppia di neogenitori col loro bambino

Quando fare il test di Coombs in gravidanza

Il test di Coombs in gravidanza si esegue di routine a tutte le donne, indipendentemente dal loro gruppo sanguigno, per prevenire e monitorare il rischio di malattia emolitica fetale e neonatale (MEFN). Il test di Coombs in gravidanza si esegue in due momenti:

  • All’inizio della gravidanza, tra la 9ª e la 12ª settimana, per determinare il gruppo sanguigno e il fattore Rh della madre e per verificare la presenza di anticorpi anti-Rh nel suo siero. Se la madre è Rh negativa e il padre è Rh positivo o sconosciuto, si esegue anche il test di Coombs indiretto sul sangue del padre, per determinare il fattore Rh del feto. Se il feto è Rh positivo, si procede con la profilassi anti-D, che consiste nella somministrazione di immunoglobuline anti-D alla madre, per impedire la produzione di anticorpi anti-Rh;
  • Tra la 18ª e la 34ª settimana, per controllare il titolo degli anticorpi anti-Rh nel siero della madre e per monitorare l’eventuale insorgenza di malattia emolitica fetale e neonatale (MEFN). Se il titolo degli anticorpi anti-Rh è elevato, si eseguono ulteriori esami, come l’ecografia, il doppler, l’amniocentesi o il cordocentesi, per valutare lo stato di salute del feto e per decidere eventuali interventi terapeutici, come il parto anticipato.

Come si esegue il test di Coombs e come si interpretano i risultati

Il test di Coombs in gravidanza si esegue con un semplice prelievo di sangue venoso dal braccio della madre, senza bisogno di alcuna preparazione specifica. Il sangue viene poi analizzato in laboratorio, con una tecnica che prevede l’aggiunta di un reagente, chiamato antiglobulina, che riconosce e agglutina gli anticorpi anti-Rh presenti nel siero o legati ai globuli rossi. Il test di Coombs in gravidanza è un esame sicuro e indolore, che non comporta rischi né per la madre né per il feto.

I risultati del test di Coombs in gravidanza possono essere positivi o negativi. Il test di Coombs indiretto è positivo se nel siero della madre sono presenti anticorpi anti-Rh, che possono attraversare la placenta e attaccare i globuli rossi del feto. Il test di Coombs diretto è positivo se sui globuli rossi del feto o del neonato sono legati anticorpi anti-Rh, che ne provocano la distruzione. Un test di Coombs positivo indica una possibile malattia emolitica fetale e neonatale (MEFN), che richiede ulteriori accertamenti e un’adeguata assistenza medica. Un test di Coombs negativo indica l’assenza di anticorpi anti-Rh, che esclude il rischio di malattia emolitica fetale e neonatale (MEFN).

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