Nonostante non sia una scienza esatta, la musicoterapia aiuta l’individuo a rilassarsi e a prendere coscienza di sé, ritagliandosi uno spazio di benessere personale.
Suoni e melodie hanno un effetto calmante sulla psiche umana e agiscono su specifiche aree del cervello, stimolando una buona risposta cognitiva, emozionale, sociale, relazionale e comunicativa. Questo consente un miglioramento della qualità della vita e dell’umore.
L’arte è da sempre concepita come catartica e in grado di alleviare i mali che affliggono la nostra mente, agendo da anestetico naturale.
La musicoterapia e i benefici sulla mente
La musicoterapia è un approccio terapeutico di tipo non-verbale (senza l’uso di parole) finalizzato alla riabilitazione psicologica della persona, tramite l’incontro con la propria identità sonora. Essa, è in grado di rilassare il paziente e riconnetterlo alla propria sfera emotiva, relazionale e comunicativa.
Questo tipo di terapia, è potenzialmente in grado di alleviare seri disturbi o patologie come insonnia, ansia e depressione, grazie alla stimolazione dell’ormone del buon umore.
Differenza tra musicoterapia attiva e musicoterapia recettiva
La terapia musicale non si basa solo sull’ascolto ma anche sull’azione di suonare. La musicoterapia attiva, si basa sull’uso da parte del paziente di voce o strumenti musicali per produrre delle melodie. In questo caso viene stimolato anche l’apparato motorio del paziente.
La musicoterapia recettiva, si basa sull’ascolto attivo di suoni e melodie. Il paziente viene aiutato ad allenare la propria capacità di percepire e immaginare i suoni proposti.
Il tipo di approccio da seguire viene stabilito in base a molteplici fattori, legati alle caratteristiche di ogni individuo. L’incontro con uno specialista serve proprio a indirizzare la persona verso la terapia più corretta e conforme alle sue esigenze.
La terapia musicale come memoria del suono
Attraverso l’ascolto, l’individuo stimola la propria “memoria sonora”, per raggiungere un maggiore benessere emozionale e psicofisico. Questo è possibile nel momento in cui il paziente collega dei suoni o delle melodie a emozioni specifiche.
Secondo la docente presso l’università Bicocca di Milano, Alice Mado Proverbio intervistata da ANSA: “La musica conforta il paziente, ne migliora l’umore e stimola la memoria autobiografica, facendo riaffiorare ricordi personali e rafforzandone l’identità”.
La memoria musicale funziona come quella olfattiva. Un suono, un profumo o odore particolare, possono rievocare emozioni e sensazioni che non si è più capaci di provare.
Il linguaggio verbale produce una risposta logico-razionale del cervello, ma non tocca in profondità l’area emozionale. Questo spiega perché il linguaggio musicale, possa essere considerato più efficace in specifiche circostanze.