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Cosleeping: cos’è e come farlo in modo sicuro

neonato che dorme con i genitori

Il cosleeping, ovvero la pratica di far dormire i bambini vicino ai genitori, è un argomento che genera dibattiti tra genitori, esperti di pedagogia e pediatri. Per molti, il cosleeping rappresenta una scelta naturale che rafforza il legame genitore-figlio, favorendo un senso di sicurezza e protezione per il bambino. Altri, invece, vedono in questa pratica potenziali rischi per la sicurezza del neonato, temendo incidenti durante il sonno o abitudini difficili da cambiare in futuro. Nel panorama delle scelte genitoriali, il cosleeping si presenta come una delle più antiche e discusse, con radici profonde in diverse culture del mondo. Le ragioni che spingono a scegliere il cosleeping possono essere molteplici: dal semplice desiderio di avere il proprio bambino sempre vicino, alla necessità di facilitare l’allattamento notturno, fino alla ricerca di una maggiore qualità del sonno per entrambi i genitori.

Tuttavia, come per ogni scelta che riguarda la cura e il benessere dei bambini, è importante essere informati e consapevoli. Capire cosa significa realmente cosleeping, quali sono le modalità più sicure per praticarlo, e quali sono i segnali che indicano che è giunto il momento di interromperlo, può aiutare i genitori a prendere decisioni più serene e ponderate. È essenziale avere un approccio bilanciato, che consideri sia i benefici sia i rischi potenziali, e che metta al centro la sicurezza e il benessere del bambino, ma anche la qualità del sonno dei genitori.

Cosa vuol dire cosleeping?

Il termine “cosleeping” si riferisce alla pratica di far dormire il bambino vicino ai genitori durante la notte. Questa vicinanza può assumere diverse forme: dal semplice posizionamento di una culla accanto al letto dei genitori, fino alla condivisione dello stesso letto. Il cosleeping è diffuso in molte culture del mondo, specialmente in Asia e Africa, dove rappresenta una norma piuttosto che un’eccezione. In Occidente, invece, è stato oggetto di controversie, in parte a causa di diverse concezioni culturali sulla privacy e l’indipendenza.

Ci sono varie ragioni per cui i genitori scelgono di praticare il cosleeping. Molti lo trovano conveniente, poiché facilita l’allattamento notturno e permette una risposta immediata ai bisogni del bambino, come il conforto e la rassicurazione. La vicinanza fisica tra genitore e figlio durante il sonno è vista anche come un modo per rafforzare il legame emotivo, creando un ambiente di sicurezza e tranquillità. Alcuni studi suggeriscono che il cosleeping può portare a un sonno più regolare per i neonati, riducendo il rischio di disturbi del sonno e migliorando la qualità del riposo.

Tuttavia, è fondamentale distinguere tra il cosleeping praticato in sicurezza e quello che potrebbe presentare rischi. La condivisione del letto, in particolare, richiede precauzioni specifiche per evitare situazioni pericolose, come il rischio di soffocamento o schiacciamento del bambino.

Come fare il cosleeping

Praticare il cosleeping in modo sicuro richiede attenzione e alcune precauzioni fondamentali. Prima di tutto, è importante considerare l’età del bambino. Per i neonati, è preferibile utilizzare una culla separata ma vicina al letto dei genitori. Questo può essere realizzato con l’uso di culle per cosleeping, progettate per attaccarsi al lato del letto matrimoniale. Questo tipo di setup permette di mantenere il contatto visivo e tattile con il bambino, facilitando l’allattamento e il monitoraggio durante la notte, senza i rischi associati alla condivisione del letto.

Nel caso in cui si scelga di condividere lo stesso letto, è essenziale che il materasso sia rigido e che non ci siano cuscini, coperte o oggetti che possano rappresentare un pericolo per il bambino. I genitori dovrebbero evitare di fumare, consumare alcol o assumere farmaci che potrebbero alterare la loro capacità di svegliarsi rapidamente o di percepire il bambino accanto a loro. Inoltre, la posizione di sonno del bambino è cruciale: il neonato dovrebbe sempre dormire sulla schiena, una pratica che è stata associata a una riduzione del rischio di sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS).

L’ambiente circostante deve essere sicuro, privo di spazi tra il materasso e la parete o la testiera del letto, in cui il bambino potrebbe rimanere intrappolato. Anche la temperatura della stanza va monitorata per evitare che il bambino si surriscaldi, un fattore di rischio per la SIDS. Queste misure preventive contribuiscono a rendere il cosleeping una pratica più sicura, mantenendo i benefici della vicinanza senza esporre il bambino a pericoli inutili.

mamma che guarda il figlio nella culla

Quando smettere il cosleeping

Capire quando è il momento giusto per smettere di fare cosleeping può variare notevolmente da famiglia a famiglia, e dipende in gran parte dalle esigenze e dalle preferenze individuali. Alcuni genitori scelgono di interrompere il cosleeping quando il bambino inizia a muoversi autonomamente, generalmente intorno ai sei mesi di età, per ridurre il rischio di incidenti. Altri possono prolungare questa pratica fino a quando il bambino è più grande, trovando difficile separarsi da questa routine rassicurante.

Segnali che potrebbe essere il momento di smettere includono il disturbo del sonno per uno o entrambi i genitori, il desiderio del bambino di avere uno spazio proprio, o difficoltà nell’addormentarsi senza la presenza costante del genitore. La transizione dal cosleeping a dormire in un proprio lettino o stanza può essere graduale, con passaggi che consentono al bambino di adattarsi lentamente a dormire da solo. Creare una routine di sonno rassicurante, mantenendo comunque un contatto fisico e un supporto emotivo durante il passaggio, può facilitare questo cambiamento.

Perché è sbagliato far dormire i bambini nel lettone?

Mentre molti sostengono i benefici del cosleeping, esistono preoccupazioni legittime riguardo alla sicurezza della condivisione del letto. Il rischio di soffocamento accidentale o schiacciamento è uno dei principali argomenti contro questa pratica. Neonati e bambini piccoli sono particolarmente vulnerabili, poiché non hanno la capacità di spostarsi o di alzare la testa per liberarsi in caso di difficoltà respiratorie. Inoltre, il rischio aumenta in presenza di cuscini, coperte pesanti o un materasso troppo morbido.

Oltre ai rischi fisici, alcuni esperti suggeriscono che far dormire i bambini nel lettone potrebbe influire sul loro sviluppo dell’indipendenza. L’abitudine a dormire sempre con i genitori potrebbe rendere più difficile per il bambino imparare a gestire le sue paure e a sviluppare un senso di sicurezza autonomo. Inoltre, la privacy e l’intimità della coppia potrebbero risentirne, influenzando negativamente il rapporto tra i genitori.

Come tutte le pratiche, il cosleeping è una pratica che porta con sé vantaggi e sfide. La scelta di far dormire il proprio bambino vicino, nel letto dei genitori o in una culla adiacente, deve essere basata su informazioni accurate e sulla consapevolezza dei rischi e dei benefici associati. Assicurare un ambiente sicuro e adeguato, seguendo le linee guida di sicurezza per il sonno del bambino, è fondamentale per minimizzare i rischi e massimizzare i benefici del cosleeping. Ogni famiglia è unica, e ciò che funziona per una potrebbe non essere adatto per un’altra. Ascoltare i propri istinti, essere flessibili e mettere al primo posto la sicurezza e il benessere del bambino sono i principi fondamentali che dovrebbero guidare ogni decisione riguardo al cosleeping.

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